Top 5 del mese: 4 cose belle e una anche no – novembre 2015

Indice

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Ogni mese vi racconto le cose mi hanno colpito: nel bene soprattutto, ma anche nel male.
Del burro francese, un dolce autunnale, uno stampo vintage, un programma imperdibile e un flagello ecologico hanno segnato questo novembre 2015.

1° cosa bella – il burro della Normandia

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Alla domanda: “Qual è il segreto della buona cucina?”, Escoffier rispose: “Sono tre: il burro, il burro, e il burro”.
Ho sempre usato tantissimo burro, e per sempre intendo da sempre: dal pane cotto a legna con burro e zucchero dalla nonna paterna in Toscana, al candido toast caldo e imburrato dalla nonna materna a Londra. Rustico e confortante il primo, una principesca raffinatezza (ai miei occhi di bambina) il secondo.
Tra colazioni, torte e biscotti, oggi consumo come minimissimo 300gr di burro alla settimana.
Succede quindi che ne abbia di più tipi in casa: no-logo insapore per cucinare, buono-bio per i dolci, ultra-fighetto da spalmare e farmi le “tartine”, come dicono i francesi.
E proprio a proposito di francesi, lo sapevate che loro ne consumano 8kg a testa all’anno?
Non a caso mi sono lasciata venire un attacco di burrite leggendo due libri che colano panna centrifugata: “La mia cucina in campagna” di Mimi Thorrisson e “La mia vita al burro” di Philippe Léveillé.
Così, in frigo è arrivato anche questo panetto di beurre de baratte de Normandie, ottenuto cioè con procedimenti meccanici come ai tempi antichi.
Non è certo economico, ma per 6.50€ è come comprare 250gr di paté: una sciccheria a tutto pasto. Merita.

2° cosa bella – ristorante Il Marin, Genova

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Si trova all’interno di Eataly, schermato dalla bolgia dello shop-tavola calda, con vista fantastica sul porto assolato, e propone una cucina all’altezza di due stelle Michelin: bisogna solo lavorare sul servizio, che per quanto gentile, non è preparato (domanda: “Com’è questo Borgogna?” risposta: “Bianco. Buono, francese”). Se guardate Masterchef, se vi attira la cucina di Cannavacciuolo, provatelo: il genere del giovane chef Marco Visciola è quello.
Il suo dessert deve assolutamente essere menzionato tra le mie cose preferite di questo mese: si chiama “Marrone” e c’è tutto il sapore dell’autunno.
Il piatto è composto da polpa di zucca-spaghetto (è ovale e dalla polpa naturalmente filamentosa) acidulata con aceto di riso e salsa di soia; meringhe; mou di porcino; crumble di cioccolato e matcha; sorbetto di barbietola; crema di castagne; lamelle di caldarroste; funghi enoki (piccoli, lunghi, gustosissimi; vengono dal Giappone).
Se non avete ancora provato la spinta e l’esaltazione che i funghi danno al cioccolato… provate la nostra ricetta per i tartufi al cioccolato fatti con vero burro al tartufo! Lussuria pura.

3° cosa bella – questo stampo per budini

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Trovato al mercatino dell’antiquariato che una volta al mese occupa Piazza Matteotti a Genova.
Per gli stampi ho una laser-night-vision imbattibile, sono il RoboCop delle formine di alluminio, rame, vetro e ceramica.
Lui stava in mezzo a tante altre belle cose: bollitori, caffettiere, presse per gauffre.
Ma l’ho visto subito!
Lo vendeva un francese che sembrava scappato da un circo, in piedi su una sedia, vestito come un giocoliere che ha visto tempi migliori, e li ha visti molto tempo fa.
Mi ha detto che lo stampo è francese, degli anni ’50, e mi ha chiesto 10€ col fare di chi era pronto a contrattare, senza evincere che si trovava davanti una collezionista pronta a spendere molto di più.
L’ho testato con un budino al cioccolato e qui potete vedere il risultatomagnifique!

4° cosa bella – Bake Off Italia

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Niente da aggiungere qui. Ci siamo capiti.
Ps – in una delle ultime puntate è stato ospite e giudice nella sfida del croque-en-bouche Michel Paquier, miglior pasticciere emergente 2012 per il Gambero Rosso, che in Piazza Matteotti a Genova ha la sua pasticceria principale, Douce. Michel è francese. State cogliendo il fil rouge di questo mese? Oui?

Una cosa anche no: le micro-sfere in dentifrici e scrub

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Scrivendo un articolo per la rivista Sirene mi sono ritrovata a sguazzare nel mio brodo primordiale di eco-guerriera.
No, non ho mai tirato le uova alle signore in pelliccia e non ho mai attaccato una baleniera, ma ho una genuina preoccupazione per lo smaltimento dei rifiuti da quando durante l’estate della maturità lavorai per una campagna che promuoveva una legge sulla raccolta differenziata nel Massachusetts.
Era il 1989 e in Italia non si riciclava ancora niente. Sarà per questo imperdonabile ritardo italiano e per il conseguente senso di impotenza, ma su questo tema ho ancora una carogna sulla spalla riguardo tanto inutile packaging che proprio non se vuole andare.
Sapevo che le micro-sfere di polietilene, quelle palline che troviamo in molti dentifrici e scrub per viso e corpo, sono dannose e indistruttibili, ma non pensavo fossero tanto usate: e invece lo sono!
Nel Mediterraneo ci sono in media 100.000 pezzi di microplastiche per km² di mare, e i pesci le mangiano pensando che siano uova o plancton. Va da sé che poi finiscono nei nostri piatti.
Cosa fare?
Cominciamo con non comprare cosmetici e detersivi che contengono agenti abrasivi che non siano naturali, come sale o polvere di noccioli di albicocca.
Possiamo farceli in casa, fra l’altro.
Anzi, questa è proprio materia per un nuovo post… su una cosa bella da fare!

#banthebead

Ciao da Sasha