
Indice
- Come organizzare il frigo per non avere sprechi e avanzi
- Come organizzare il freezer per non avere sprechi e avanzi
Ecco il video-tutorial
Ci sono arrivata durante la mia ultima pulizia a fondo del frigo. Io procedo così:
- lo vuoto completamente
- lavo tutto l’estraibile con sapone per i piatti: ripiani, cassetti, mensole, portauova, portabottiglie (quello che entra in lavastoviglie si fa una gita lì)
- pulisco l’interno del frigo con una panno e aceto di vino bianco puro
- faccio una cernita di tutti gli alimenti che conteneva, eliminando quelli “dubbi” (in genere qualche conserva o condimento dimenticati dietro le cose che hanno più turnover)
Invece di rimettere i cibi semplicemente dove stanno bene per volume e altezza, ora li divido per genere e urgenza di consumo.
Come organizzare il frigo per non avere sprechi e avanzi
Riorganizzare non significa solo ottimizzare lo spazio: altrimenti faremmo delle matrioske di tutti i nostri oggetti, e poi perderemmo un sacco di tempo a sfilare quelli piccoli da quelli grandi e a rimettere a posto quelli che non usiamo subito.
Riorganizzare significa avere quello che usiamo di più a immediata portata di mano – e di occhi.
E, nel caso del cibo, quello che ci serve di più sono:
- gli avanzi e le confezioni aperte, perché vanno consumati in fretta
- gli alimenti che sicuramente mangiamo tutti i giorni (nel mio caso lo yogurt e il burro per la colazione)
Quindi, ad altezza occhi ho dedicato un ripiano all’anti-spreco (o “ripiano memento mori”); i cibi sono ben visibili, preferibilmente in contenitori trasparenti; e sono un mix di verdure, dolci, salati che in comune hanno il bisogno di essere “smazzati”:

Subito sotto c’è il ripiano della colazione (o “ripiano Montessori” 😉 ), dove il piccolo di casa può trovare in totale autonomia quello che gli serve per prepararsi il primo pasto del giorno:

A seguire il ripiano dei condimenti, dei sottaceti e sottoli, delle salse; sono gli accenti che danno agli ingedienti di base un twist speciale (un petto di pollo diventa libanese, tailandese, cinese aprendo uno di questi barattoli); in prima fila, sempre ad altezza del mio gomito, il kimchi (cavolo fermentato alla coreana, che mangio da sola, china come una ladra sul mio barattolo davanti al frigo aperto, almeno due volte al giorno):

Questo è il “ripiano dei secondi”, ed è occupato da una grossa scatola di plexiglass per salumi e formaggi da tirare fuori e appoggiare sul banco di lavoro per scegliere cosa mangiare, e alla sua destra dalle proteine animali fresche (pesce o carne):

In fondo ci sono i cestelli per frutta e verdura. In realtà io non ci metto mai la frutta, gli avocado e i pomodori perché perdono sapore in frigo, mentre trovo che tutti gli altri ortaggi e i limoni perdano croccantezza se non stanno al fresco.
Il color coding mi aiuta a ricordare cosa ho disponibile e quindi a scegliere il menu del giorno:

Come organizzare il freezer per non avere sprechi e avanzi
Lo stesso principio della divisione per tipo di pasto e di portata si applica al freezer: invece di rovistare tra i surgelati per cercare un secondo salva-cena, so dove guardare subito per scoprire se devo aprire una scatoletta di tonno e far finta che era già tutto previsto 😉
In alto, le verdure; sotto i gelati (merenda autonoma):

Sotto, i miei vari sacchetti del brodo (scopri qui cosa sono i sacchetti del brodo: la cosa di cui, come massaia, vado più orgogliosa), e infine la vodka, la carne e il pesce:
I vantaggi dell’organizzazione del frigo e del freezer
Da quando ho applicato questo metodo, tutto è più semplice perché:
- non perdo di vista i cibi a cui devo dare la precedenza per non sprecare
- so dove guardare per sapere subito cosa ho a disposizione per inventare il prossimo pasto
- individuo più facilmente cosa manca e lo metto sulla lista della spesa
- figli e marito sanno dove riporre e cercare ogni cosa, e non mi chiedono più cosa c’è o cosa possono mangiare a seconda di quello che gli va
Volete farvi una risata?
Questo ragionamento è nato dalla volta che Pietro, il figlio ventenne, si è fatto male a una mano.
Quella sera si è esibito lo stesso (come vi ho raccontato, fa il comico), ma sceso dal palco è venuto da me, che ero tra il pubblico, pallido per il dolore.
Abbiamo capito che doveva essere una frattura, ma abbiamo deciso di non andare al pronto soccorso alle 11 di sera e di rimandare al mattino dopo.
Nel frattempo ho telefonato a mio marito per chiedergli di controllare quali antidolorifici avessimo in casa, altrimenti avrei cercato una farmacia di turno:
– Guarda se abbiamo del Toradol.
– No, però c’è del Plasil.
– Quello è per la nausea.
– Zirtec?
– È un antisaminico.
– Veclam?!
– Antibiotico.
– Dissenten!
– Ma che, davvero?

Il giorno dopo ho riorganizzato tutto l’armadietto dei medicinali, mettendo etichette per ogni settore.

(Ah, sì: la mano era rotta. Per la terza volta)